Myanmar. Dopo la dittatura gli affari si fanno con il commercio della giada

di Euroroma 28/10/2015 NON SOLO OCCIDENTE
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Il Myanmar è davvero un paese strano, difficile, ancora misterioso per molti aspetti. Infatti mentre si avvicinano le elezioni politiche del prossimo 8 novembre, il sito di reportage mondiale Global Witness, ha redatto e pubblicato un documento che fa luce su uno degli aspetti ancora sconosciuti che riguardano il paese asiatico, quello del commercio della giada

“Jade Myanmar 'Big State secret”, dimostra che le élite quelle legate alla passata dittatura e al potere militare e politico sono le stesse che detengono il commercio della preziosa pietra e che dunque hanno più da perdere da un futuro democratico e aperto verso il quale il paese faticosamente si sta avviando. Tali elite hanno a disposizione ricchezze incommensurabili derivanti proprio da tale commercio, quasi sempre fatto in nero.

Per il reportage pubblicato da Global Witness il valore complessivo del commercio di giada sarebbe per il solo 2014 di 31 miliardi di dollari, una cifra enorme se si pensa che equivale ad esempio a 46 volte il totale delle spese sanitarie e farmaceutiche della nazione.

Secondo Global Witness le famiglie di personaggi potenti quali quella dell'ex dittatore Than Shwe, o dei Ministri Ohn Myint, Maung Thein e Maung sono attori protagonisti del commercio della giada. Soggetti che avrebbero diretto contatto con figure a dir poco inquietanti come quella del signore della droga Wei Hsueh Kang che attraverso una fitta rete di società di coperture manovrerebbe l’intero mercato delle pietre preziose.

Ciò che dovrebbe preoccupare la comunità internazionale, quella stessa che negli scorsi anni ha levato la voce contro la dittatura militare al potere, è che il sistema collaudato a metà fra legalità e illegalità tollerata e diffusa, del commercio della giada, che rimane la più notevole risorsa del paese, sta alimentando un diffuso sistema di corruzione e clientelismo, che non ha sostanzialmente mutato il quadro della società del paese. Se prima era direttamente il regime militare a compiere violazioni sui diritti umani, adesso sono i signori della giada a compierli, in un panorama nel quale i riflettori internazionali sembrano spegnersi e quindi l’impunità si diffonde come un cancro per quella società.

Juman Kubba, di Global Witness ha dichiarato che “Questo massiccia prosperare di affari sporchi è ancora controllato dagli ex generali in combutta con i signori della droga. Nascondendosi dietro le aziende e attività apparentemente lecite, queste elite beneficiano di enormi profitti mentre le popolazioni locali subiscono terribili abusi e vedono il loro patrimonio naturale letteralmente strappato da sotto i loro piedi”.

Nel dettaglio l’incremento illecito del commercio sta anche deturpando l’ambiente della regione di Kachin, il luogo di maggiore estrazione. Global wintnes sottolinea come le condizioni dei lavoratori delle miniere e delle popolazioni che abitano nelle vicinanze siano disastrose, mentre chiunque provi ad opporsi al commercio, per esempio rifiutandosi di cedere il proprio campo o territorio, venga zittito con minacce e violenze. Le popolazioni locali sono sistematicamente tagliate fuori dai proventi del business soffrendo oltretutto dei grandi danni ambientali provocati dalla ricerca della pietra.

Inoltre a causa della giada sta crescendo il conflitto tra il governo centrale e l’Organizzazione per l’Indipendenza di  Kachin (KIA / KIO). Insomma una situazione potenzialmente esplosiva per l’ex Birmania.

Infine la Giada rappresenta non di meno un test fondamentale della politica estera degli Stati Uniti in Myanmar. Gli Stati Uniti hanno infatti una partnership sulle industrie estrattive con il governo del Myanmar e se in passato molti erano i contrasti con gli esponenti della dittatura militare, dopo il 2011, fine ufficiale del regime, i rapporti bilaterali sembrano essersi ricomporsi nonostante molti degli attuali soggetti che si interfacciano con gli Stati Uniti per il commercio siano gli stessi del deposto regime. 

Global Witness sostiene che gli Stati Uniti e gli altri partner del Myanmar dovrebbero dare la priorità ad azioni per un più equo sviluppo del commercio di giada, favorendo migliori condizioni per i lavoratori e le popolazioni locali e soprattutto isolando i tanti personaggi ambigui ancora potenti e legati anche ai traffici di droga e armi.

 Per tutte le informazioni:

www.globalwitness.org


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